Il dramma delle donne afghane all'Acu

Una questione tutt'ora presente, anche se uscita dai riflettori dei media internazionale.

Nel Corso sul giornalismo dell'Acu tenuto da Claudio Pollastri si è affrontato il tema del dramma delle ragazze afghane a due anni dal ritorno dei talebani al potere avvenuto il 15 agosto 2021 dopo il ritiro degli americani. A spiegare come si vive ora in Afghanistan è intervenuta Ilaha Mezaary, vent’anni, iscritta al primo anno di Giurisprudenza alla Statale di Milano, Presidente dell’Associazione culturale afghana di Varese, l’unica in Italia.
“Scegliere una ragazza come Presidente – ha spiegato Ilaha – è stato un messaggio diretto ai talebani che hanno soffocato la libertà femminile proibendo alle donne di andare a scuola, al lavoro, costringendole a stare in a casa e se devono uscire possono farlo soltanto se accompagnate da un uomo di famiglia. Siamo in contatto con i nostri parenti che sono rimasti a Kabul e ci raccontano di una povertà dura, bambini che muoiono di fame. Siamo il Paese più povero dell’Asia e tra i più poveri del mondo. Sono rimaste nelle nostra memoria le immagini drammatiche di persone che si aggrappavano agli aerei americani in partenza da Kabul, di mamme che offrivano i propri figli, anche neonati ai soldati Usa perché li portassero in un mondo migliore.
“Noi afghani – ha concluso Ilaha - eravamo coscienti che nonostante le promesse dei talebani di gestire in modo diverso il potere dalla prima occupazione sarebbe tornato il terrore oscurantista dove a pagare sono soprattutto le donne perché il burka significa l’annullamento della persona che da essere umano diventa una cosa di proprietà degli uomini”.

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